Un trentino padrone del tennistavolo nazionale, chi l’avrebbe mai detto? A realizzare l'incredibile è stato Stefano Tomasi, che per la verità ha smesso di essere trentino, dal punto di vista pongistico, quando non era nemmeno adolescente: Genova, i centri federali di Fiuggi e Terni, Milano, Cagliari e ora Este le tappe di una crescita tecnico-agonistica che qui da noi avrebbe potuto solo sognarsi.
Ormai da anni stabilmente entrato nei primi 10 d’Italia, da ieri con le nuove classifiche n.3 (suo best ranking), il ventiseienne Tomasi ha conquistato a Ponte di Legno quello che è contemporaneamente il suo primo titolo tricolore individuale e l’apice di un curriculum nazionale che vanta altrimenti due scudetti a squadre con il Pieve Emanuele Milano e una decina di altri titoli a livello giovanile. Indossata da quando aveva 14 anni e mai più tolta, la maglia azzurra gli ha regalato tre bronzi e un argento agli europei giovanili e soprattutto le qualificazioni fra i migliori 64 ai mondiali assoluti di due anni fa a Zagabria e fra i migliori 32 agli europei assoluti di tre anni fa a Belgrado.
Assenti per infortunio Piacentini e il n.1 Stoyanov, la gara di Ponte di Legno si è ben presto indirizzata verso la finale più giusta: Tomasi contro Mihai Bobocica, il rumeno naturalizzato del Castelgoffredo Mantova, n.2 d’Italia e prima testa di serie. Lungo la strada, Tomasi si era liberato di Damiano Seretti (pure del Castelgoffredo) e del siciliano Conciauro nel girone preliminare, e poi nell’ordine di Davide Luini (Pieve Emanuele), Francesco Lucesoli (Fortitudo Bologna) e Alessio Zuanigh (Lucca) nel tabellone ad eliminazione diretta. Giocata al meglio dei sette set, la finale si è probabilmente decisa quando Bobocica, avanti 2-1, non ha concretizzato un vantaggio di 10-8 nel quarto parziale. Quattro punti consecutivi hanno permesso a Tomasi di ribaltare la situazione, e i successivi 11-6, 11-7 di chiudere la sfida sul 4-2 finale.
“In effetti – spiega Tomasi – la partita con Bobocica si è risolta su pochi episodi. Mancata la chance di condurre 3 set a 1, lui forse si è un po’ scoraggiato, e io invece ho trovato sicurezza. Ma impegnativa era stata anche la semi con Zuanigh: non era molto accreditato, sta indietro in classifica, eppure ha giocato un gran match”.
Che cosa rappresenta questo tricolore: un punto di arrivo o un punto di partenza? “Nessuna delle due cose. Semplicemente un risultato che si inquadra in un cammino, in una maturazione. Era un mio obiettivo, certo, ma ora occorre lasciarsi tutto alle spalle e preparare la prossima edizione degli europei, in settembre a Ostrava”.
Cos’altro oltre al tennistavolo trova spazio nella vita di un campione italiano? “Per il momento, niente. In futuro spero di poter restare nell’ambiente come allenatore, credo di aver molto da dare. Penso ad esempio ai problemi tecnici con i quali io stesso convivo perché nessuno me li ha sistemati quando ero piccolo. Li sto capendo solo adesso, e un giorno vorrei trasmettere queste conoscenze ad altri giovani”.
Le tre qualità principali per emergere in questo sport? “Prima di tutto, la forza mentale. Poi la disciplina. Poi naturalmente la tecnica. E facciamo quattro: c’è anche la motivazione”.
In coppia con Mattia Crotti (Fortitudo Bologna), Stefano Tomasi ha vinto anche il titolo del doppio al termine di quello che solo con encomiabile ottimismo è possibile definire torneo: due sole coppie ammesse, battuti 3-1 Bobocica e Rech Daldosso.
Dietro Tomasi, il vuoto (o quasi). In quest’ultima edizione dei campionati italiani è arduo rintracciare segnali di vita del nostro tennistavolo. Pazienza se ci fosse stato da andare a Bari; ma Ponte di Legno vuol dire Brescia, cioè una provincia confinante, e chissà se e quando li organizzeranno più vicini di così. Si deve dedurre che sono pochi, pochissimi i trentini provvisti o di sufficiente passione, o di una qualche ambizione che li spinga a confrontarsi al di fuori del canonico schema “campionati a squadre + tornei provinciali”.
Negli ultimi anni, la più assidua nello sforzarsi di ragionare in grande è stata senz’altro Susanna Valer, anche se è durata una sola stagione la sua permanenza in una società extraregionale. Unica nostra iscritta nel terza categoria femminile, la Valer si è ripresa dallo shock dello 0-3 iniziale contro la ligure Costadura quel tanto che è bastato per superare l’altoatesina Franzelin e l’emiliana Maseroli, e per entrare nel tabellone ad eliminazione diretta. Qui ha passato un altro turno, grazie al 3-0 sulla veneta Ros, e poi si è arresa alla sanmarinese Letizia Girardi al termine di un match che avrebbe anche potuto vincere (7-11 al quinto set).
Chi ha giocato più di tutti è stato Angelo Favetta: quarta categoria, terza categoria e over 40, anche se in almeno due gare su tre non ha difeso al meglio le proprie possibilità. Nel quarta categoria è uscito subito, penalizzato da un triplo 0-11 nel primo match a causa del ritardo con cui è arrivato al palazzetto. Nel terza è toccato a lui beneficiare dei ritiri di due avversari del girone, ma quando ha saputo che il tabellone ad eliminazione diretta si sarebbe svolto l’indomani ha salutato tutti, incamerando un ulteriore 0-33. Più normale la sua partecipazione al singolo veterani, nel quale dopo il passaggio del girone ha perso nei sedicesimi per 3-0 dal romano Carlo Bozza. “E fra tutte le centinaia di atleti iscritti – è la sua cartolina finale da Ponte di Legno – solo a me è stato imposto di sostituire la gomma”.
L’importante è stato esserci, infine, per Fabrizio Bonelli, Giorgio Ziller, Giuliana Wolf e Federica Demonte: tutti out nei rispettivi gironcini del quarta categoria.
Sing. masch. assoluto, ottavi: Tomasi b. J. Davide Luini 3-1 (9,-10,9,5). Quarti: Tomasi b. Lucesoli 4-0 (10,2,5,9). Semifinale: Tomasi b. Zuanigh 4-2 (-8,10,5,8,-6,7). Finale: Tomasi b. Bobocica 4-2 (9,-7,-5,10,6,7).
(andrea galler)