Completando una stagione senza sconfitte, Andrea Galler (Usd S.Giuseppe) si è imposto nella prova unica per il titolo provinciale di terza categoria, aggiungendo al successo nel singolare anche quello del doppio assieme al compagno di club Gabriele Vigo. Due volte secondo Daniele Mesaroli (Us Villazzano), battuto 3-2 nel singolo e 3-1 nel doppio (giocato con Erik Bernard)
Dopo che la fallimentare edizione 2010, con una sola prova disputata delle tre inizialmente previste e con la conseguente cancellazione del titolo, pensionò di fatto la formula del mini-circuito a punti, che invece resiste imperterrito per i quarta categoria, sembra che il campionato provinciale dei terza abbia trovato la sua strutturazione ideale nel singolo torneo a fine stagione ospitato al PalaVela. Quest’anno è stato ammorbidito il criterio d’ingresso per i quarta, aprendo opportunamente le porte a chi aveva giocato anche solo uno dei tornei di pertinenza anziché richiederne due come l’anno passato, ma tutto il resto è rimasto più o meno immutato. Compreso il risultato: dopo il poker tra il 2003 e il 2006, mi è riuscito di infilare quest’altra doppietta 2011/12. Prima però di analizzare nel dettaglio quanto è accaduto a Trento, bisogna spendere due parole a proposito di chi non c’era.
Non sarà mai abbastanza rimpianta, almeno da parte di chi scrive, la perdurante (e, temo, ormai irrevocabile) assenza di alcuni fra i nostri pongisti più qualificati. Cosa avrà mai di sbagliato rispetto a tutti gli altri, questo nostro sport, per cui i migliori, regolarmente e anche con generale soddisfazione impegnati nei vari campionati a squadre, disertano invece la gara che a livello individuale, e beninteso entro i modestissimi confini della nostra provincia, è semplicemente la più importante per non dire l’unica? Ecco un tema che mi piacerebbe approfondire con i diretti interessati, magari all’interno del nuovo spazio di confronto sul nostro sito che spero di riuscire ad organizzare in coincidenza con la partenza della prossima stagione. Nell’attesa, accontentiamoci di fare l’elenco, che stavolta è anche più lungo del solito. Nessuno si aspettava di veder spuntare all’orizzonte di una domenica grigiastra e quasi piovosa i vari Frianu, Manganelli, Giongo, Moratelli. E’ comparso, lui sì, Luca Aldrighetti, a tal punto consapevole dello stupore che poteva provocare la sua presenza, in maglietta e pantaloncini e già bello attivo al tavolo a mezz’ora dall’inizio delle gare, da scherzarci sopra: “mi ero iscritto, ma qualcuno poi deve aver fatto un errore e sono fuori dal torneo, mannaggia”. In realtà, nessun errore: Luca era lì unicamente in qualità di tecnico e mentore dei fratelli Endrizzi, ruolo che interpreta con tanta dedizione da aver (giustamente) percorso più chilometri quest’anno al loro seguito che per l’intera B2 giocata la stagione scorsa. Ma assai più dei sunnominati erano o potevano essere attesi in palestra i vari Alessandrini, Galvagni, Di Gennaro e Bernard, tutti protagonisti di questo torneo o nel passato (Nicola fu secondo l’anno scorso, Gabriele vinse nel biennio 2007/8) o nel futuro (Erik ci farà tutti secchi, prima o poi), e tutti curiosamente accasati presso l’Us Villazzano. A portarseli via sono stati, più o meno nell’ordine: interessi extrasportivi, infortuni, priorità scolastiche. Piras non avrà fatto i salti di gioia, specie di fronte alla scelta vagamente contraddittoria di Erik Bernard che ha rinunciato al singolare (inizio ore 10) ma si è iscritto al doppio (inizio ore 12), e tuttavia si è infine dovuto rassegnare: a sostenere le possibilità di successo per la ex corazzata Villazzano sarebbero stati soltanto Daniele Mesaroli, lui sì sempre presente, ed eventualmente un Pierpaolo Botteon in cerca di riscatto dopo una C1 sottotono e un campionato veterani nel quale, incredibile dictu, non era riuscito a superare il gironcino. Plausibili candidati ad impedire la finale più logica tra Mesaroli e me non ce n’erano molti altri. Forse solo Luca Michelon, abituato com’è al livello anche parecchio superiore che la B2 gli propone, e al limite i fratelli Endrizzi, ancora in piena fase di maturazione ma già capaci come minimo di mettere addosso una gran fifa a chi li lascia sviluppare il loro gioco (ne so qualcosa proprio io). Punteggi individuali alla mano, le teste di serie dei cinque gironi erano comunque Galler, Mesaroli, Michelon, Dorigatti e Brigo.
I primi quattro si aggiudicavano i rispettivi gruppi, anche se Michelon doveva affidarsi alla classifica avulsa per aver ragione di Panizza (promosso) e di Alessio Larentis (eliminato). Usciva invece subito Mauro Brigo, vittima di un girone dominato da Lorenzo Bosetti e felice anche per Luigi Zanon, promosso come secondo. Gli unici due ottavi di finale in un mare di bye vedevano la doppia sfida tra la famiglia Endrizzi da una parte e il Tt Cles dall’altra, con alterne fortune: Leonardo schiantava Panizza, Jacopo invece si faceva irretire dall’antitop di Luigi Zanon. I quarti di finale proponevano un derby, vinto abbastanza facilmente da Bosetti su Dorigatti; il tentativo infruttuoso da parte di Zanon di erigere una diga efficace contro il bombardamento di Mesaroli; e due elettrizzanti sfide sul filo del rasoio. Di quella vinta da Botteon su Michelon non so purtroppo dire niente oltre al punteggio (13-11 al quinto con matchpoints per entrambi), perché in contemporanea stavo giocando l’altra, che mi presentava problemi sufficientemente seri da sconsigliare occhiate esplorative tutt’intorno. Leo Endrizzi era già stato a due punti dal battermi nella finale dei playoff di C2, quindi di sicuro non l’ho affrontato con leggerezza o superficialità; e tuttavia è stata un’altra gran sudata. Rispetto al fratello è forse meno penetrante con il rovescio spinto da sopra il tavolo, ma quando comincia a sbracciare con il dritto diventa difficile fermarlo o anche solo togliergli l’iniziativa. E’ andato avanti 2 set a 1, ha mollato in fretta il quarto dopo esser partito male, nel quinto le ha di nuovo provate tutte e si è arreso solo per alcune mie difese da lontano che lo hanno costretto a tirare una dozzina di top alla volta anziché i tre o quattro che di solito gli posson bastare. Il guaio, almeno dal mio punto di vista, è che se i progressi continueranno con questi ritmi l’anno prossimo gliene basteranno davvero tre o quattro, e non ci saranno difese che tengano.
Per quanto sono state semplici e lineari le semifinali, vinta da me quella fra difensori (Bosetti dovrà costruirsi un’alternativa di gioco attivo perché di sola gommaccia non si va lontano) e da Mesaroli quella fra attaccanti (Botteon aveva finito la benzina), così è stata altalenante e diseguale la finale. Peggio ancora: vivamente insoddisfacente. Di sicuro per Mesaroli che l’ha persa, oltretutto dopo aver anche lui guidato 2-1. Ma anche per me, a causa della sensazione di incompiutezza che mi lascia dentro ogni successo nei suoi confronti. “Te l’ha proprio regalata”, è stato il commento quasi unanime di alcuni osservatori neutrali. Acuti, ma con poca memoria: perché nell’ormai amplissimo archivio dei nostri match non ne rintraccio nemmeno uno del quale io possa aver legittimamente detto “questo l’ho vinto io”. No: con il Mesa la partita non la si vince, al massimo è lui che la perde. Per rendere meglio l’idea, pensate ad un’anatra che, sana e salva e con tutte le piume al loro posto, fa ritorno al nido all’imbrunire del giorno dell’apertura della caccia. Sarà sollevata, forse persino felice, ma in qualche modo saprà di essere sopravvissuta non per propri meriti ma per la mira storta di chi aveva la possibilità e gli strumenti per incenerirla. Ecco: dopo ogni Mesaroli io mi sento esattamente così, magari solo con un poco di consapevolezza in più rispetto all’anatra. E’ capacissimo, lo sciagurato Mesa, di sciorinare una varietà di servizi che tanti seconda categoria non hanno, e subito dopo di sparare dei proiettili che i seconda neanche se li sognano, e da entrambi i lati. In questo senso, io e lui pratichiamo due sport completamente diversi. Senonché con la stessa disinvoltura riesce poi anche ad incartarsi in errori banali, e magari ne infila una serie. Soprattutto, direi, gli manca il senso della misura: piuttosto che un’unica saetta a 800 all’ora, imprendibile se rimane in campo ma che con quasi altrettanta probabilità (lì dipende dalle giornate) può volarsene via, non sarebbe meglio predisporsi a doppiare o a triplicare il colpo però tirato all’80%, e quindi con un ragionevole margine di sicurezza? Meno buchi sul tavolo, ma più continuità: perlomeno questo mi sentirei di consigliare a quello che altrimenti rischia di passare alla storia del tennistavolo trentino come il giocatore con il peggior rapporto fra talento espresso e vittorie ottenute. E non sono nemmeno consigli contro il mio interesse: a occhio e croce, già l’anno prossimo Erik Bernard e i due Endrizzi potranno farsi trovare pronti per realizzare un ribaltone generazionale.
Stavolta, oltretutto, il Mesa non ha trovato gloria neanche nel suo terreno di caccia preferito, vale a dire il doppio. Specialità nella quale non sempre, e anzi quasi mai, la somma aritmetica dei due valori fornisce il risultato che ci si potrebbe aspettare. C’entrano la chimica di coppia, la tattica, e altre prelibatezze che dal singolare sono lontane anni luce, e che assieme al puro divertimento che può sprigionare rendono l’assenza del doppio dai campionati a squadre semplicemente imperdonabile. Gabriele Vigo ed io temevamo che la sostituzione con Bernard dell’indisponibile Alessandrini, che di Mesaroli è il compagno storico, avrebbe aumentato l’intensità e la violenza delle grandinate. Ad anticipare gli eventi è stato invece più bravo D’Orazio, che qualche segreto del doppio evidentemente lo conosce. “Daniele e Nicola – mi diceva prima della finale – sono forti perché giocano l’uno per l’altro, si completano alla perfezione, e si preparano i punti a vicenda. Invece Erik è più individualista, e con Daniele faranno probabilmente a chi tira di più. Secondo me vincerete voi”. Pronostico rispettato sia nella sostanza che nella forma, anche se io sono andato vicino a desiderare di strangolare il mio compagno quando, sull’8-8 del primo set, ha sbagliato due servizi di fila. Ma dal secondo set in avanti ha iniziato ad assorbire di puntinata quasi tutte le sassate che gli altri gli tiravano addosso, io sul 9 pari del quarto ho preso uno spigolo assassino e insomma è arrivato il nostro secondo titolo provinciale dopo quello del 2009 (allora eravamo tesserati con il Tt Cles).
Della gara femminile si fa presto a parlare. Una sola iscritta, Susanna Valer, automaticamente campionessa provinciale. Speriamo che le piccole pongiste, che pure in giro ci sono, si affrettino a crescere.
Sing. masch. III cat., ottavi: Endrizzi L. b. Panizza 3-0 (3,6,7), Zanon L. b. Endrizzi J. 3-1 (4,13,-2,9). Quarti: Galler b. Endrizzi L. 3-2 (9,-5,-8,2,6), Bosetti L. b. Dorigatti 3-0 (10,8,9), Botteon b. Michelon L. 3-2 (7,-9,-7,6,11), Mesaroli b. Zanon 3-1 (8,-9,8,4). Semifinali: Galler b. Bosetti 3-0 (10,6,8), Mesaroli b. Botteon 3-0 (10,9,9). Finale: Galler b. Mesaroli 3-2 (-8,10,-11,1,6).
Doppio III cat., quarti: Bernard/Mesaroli b. Capsoni/Larentis G. 3-1 (-5,10,6,6), Botteon/Chilovi b. Endrizzi/Endrizzi 3-0 (8,5,7), D’Orazio/Michelon L. b. Brigo/Mattedi M. 3-0 (11,5,4), Galler/Vigo b. Panizza/Zanon L. 3-1 (10,-9,6,9). Semifinali: Mesaroli/Bernard b. Botteon/Chilovi 3-1 (-7,7,7,7), Galler/Vigo b. D’Orazio/Michelon 3-1 (4,-5,9,10). Finale: Galler/Vigo b. D’Orazio/Mesaroli 3-1 (-8,7,5,9).
(andrea galler)