Pier Paolo Botteon, la ringraziamo per il tempo che dedica a questa chiacchierata, per approfondire un po’ il presente e il passato del nostro sport, in attesa che si capisca qualcosa del futuro … Iniziamo con un po’ di biografia … ci siamo infatti imbattuti in documenti che la vedono protagonista delle scene pongistiche trentine fin dal 1980 o forse prima. Cosa ricorda di quegli anni? Come era il movimento del nostro sport allora? E lei, come e perché aveva iniziato? Ha documentazione storica (scritti o foto) in merito?
Grazie Giovanni, ma allora vuoi che parliamo della preistoria? Dell’epoca in cui si giocava principalmente negli oratori? Tutti seduti in fila aspettando il proprio turno? E’ nell’oratorio del Santissimo a Trento che nel 1976 nasce la mia passione. Giocavo anche a calcio ma la necessità di portare gli occhiali (e la loro frequente rottura) mi fece optare, per la felicità di mia madre, per il gioco del ping pong. Come in tutti gli oratori vi erano delle sfide interminabili su tavoli semidistrutti e racchette preassemblate ultra usurate, ove solo il vincitore dell’incontro rimaneva in campo per la partita successiva. E io vincevo e giocavo, giocavo e vincevo, facendo arrabbiare i miei avversari tanto da scappare per non essere picchiato da qualche energumeno pongisticamente debole ma ben piazzato fisicamente.
Fu Fulvio Zaiotti, goliardico personaggio, a introdurmi in una squadra agonistica che si chiamava Virtus Voltolini. Il mio primo maestro fu Antonio Castelluzzo, che mi diede le basi tecniche di questo sport. Mi ricordo chiaramente che una serata d’inverno Antonio arrivò in palestra, reduce da un torneo nazionale e mi disse: “ Botte, ho visto nel torneo nazionale di…..(non mi ricordo la città), un colpo veramente particolare. Invece di schiacciare impattando la palla dall’alto verso il basso prova ad “agganciarla” dal basso verso l’alto. Provando e riprovando ci riuscii, con roteazioni pazzesche, uno sforzo incommensurabile e un dispendio fisico di energia che tutt’ora mi trascino dopo 45 anni che gioco: avevo scoperto il ”topspin”.
La Virtus Voltolini (prima US Topolino ) era nata nel Dopoguerra: durante il periodo della mia militanza cambiò nome in Virtus North Autocar. Era una grandissima polisportiva che nel 1980 arrivò a 993 tesserati: proprio in quell’anno di massima espansione mi votarono atleta dell’anno di tutta la polisportiva. Mi ricordo (si veda foto) una premiazione dell’allora presidente del comitato FITeT del Trentino Giuseppe (Pino) Goio, che peraltro era stato in gioventù tesserato della US Topolino.
La mia passione e il mio impegno diventarono totalizzanti, occupando pienamente il mio tempo, tralasciando a volte anche gli impegni scolastici. All’età di 17 anni ero già il responsabile della squadra e mi occupavo di tutto. Ero promotore, dirigente, tecnico, consigliere del comitato Fitet, Giudice arbitro e Componente della Commissione tecnica gare. La convinzione che il mio fosse un vero sport e non un gioco amatoriale non era però capita da molte persone o perlomeno dalla gente comune (non appassionata) che sorrideva riguardo a questo mio impegno; coglievo spesso sorrisetti che interpretavo come dicessero “ma che ridere… lo chiama sport” o “ poverino… tutto questo impegno per cosa?”
Fortuna che all’epoca avevo letto per caso un aforisma del noto comico francese Coluche (1944-1986) riguardo alla relazione tra tennistavolo e il più blasonato tennis. che mi aveva incuriosito e spronato: “ Il tennis e il ping-pong sono la stessa cosa. Solo che nel tennis sono in piedi sulla tavola.“ Un aforisma che certo piacerebbe a un nostro nuovo atleta, amante delle poesie e degli aforismi. All’età di 17 anni basta un niente per creare un castello. Ho rivendicato sempre con forza l’importanza e la bellezza del nostro sport … anche se perseverava nella mia mente, al pari di un acufene, un ronzio e chiacchiericcio di sottofondo disturbante e svilente, scoprendo però che si trattava di un problema solo italiano. Ecco uno dei motivi perché a livello mondiale siamo tra gli ultimi!
Intere giornate in palestra: dalle 14.00 alle 16.00 ad allenare i bambini, dalle 16.00 alle 18.00 con le ragazze, dalle 18.00 alle 20.00 allenamento con i “bravi” e dalle 20.30 in poi con gli amici. Mi ricordo le sorelle Kessler, figlie dell’onorevole, che nel 1977 allenavo in uno scantinato nei locali dell’oratorio di Santa Maria Maggiore in via S. Margherita a Trento, riscaldato con un fornello a gasolio. La loro madre mi riprendeva per la brutta sala e la poca pulizia. Si giocava ove si poteva, nei posti più angusti e foschi, ma non esisteva un divertimento maggiore. Ho un po’ di documentazione storica che, senza voler tediare il lettore e per chi ne ha voglia, viene pubblicata in fondo a questa intervista: qualche ritaglio di articolo scritto da altri sulle mie vicende ed eventi pongistici degli anni Ottanta nella polisportiva Virtussina.
Non ho mai raggiunto risultati eclatanti; sono stato un mediocre 3a Categoria con un record di posizione nella classifica nazionale di 232esimo nel 1983. Direi però che le soddisfazioni a livello personale hanno superato quelle agonistiche con espressioni di apprezzamento e stima che mi sono rimaste nel cuore. Ho avuto la fortuna di fare il corso allenatori con Stefano Bosi, sette volte campione italiano oltre che presidente della FITeT dal 1990 al 2004 e attuale presidente della European Table Tennis Union (ETTU) dal 1996.
Qualche colpo l’ho scambiato anche con Massimo Costantini, otto volte campione italiano e arrivato al n.39 nel ranking mondiale. Sono stati incontri stimolanti e importanti per una carriera pongistica. I grandi atleti hanno anche una forte personalità da cui carpire e trarre insegnamenti.
Ho militato due stagioni nella serie B2. L’ultima volta nel 1983 con Loris Giongo, allora molto giovane ma pongisticamente fortissimo, migliore del sottoscritto (sotto riporto una sua foto storica). Mi rimarrà sempre nel cuore quando nella mia ultima partita di ritorno in serie C1 a Bolzano, determinante per la promozione in B2 e che vinsi in extremis (come al mio solito), il padre di Loris, persona molto pacata e controllata, preso da un entusiasmo ed euforia a me sconosciuta, mi abbracciò e mi sollevo in aria come un fuscello tanta era la sua felicità per il traguardo raggiunto. Grande emozione. Grazie papà Giongo.
Nel 1984 la Virtus chiude il settore tennistavolo. A quel punto come prosegue la sua carriera sportiva?
Negli anni dal 1981 al 1987 ho frequentato la Facoltà di Architettura a Venezia. La borsa di studio annuale e l’alloggio universitario erano legati al profitto e al numero minimo di sei esami ogni anno. All’inizio ho cercato di portare avanti studio e sport ma poi ho solo studiato. Il settore tennistavolo della Virtus North Autocar senza la mia presenza si è un po’ perso. Un vero peccato, in pochi anni dalle serie provinciali eravamo approdati nella B2 maschile: io, Martino Campanella e Loris Giongo.
Al rientro in Trentino dall’Università di Venezia ho trovato le porte aperte nella squadra presieduta da Romano Piras, l’USD Villazzano: è ricominciata la mia attività, mai interrotta fin ad ora anche se il mio livello di gioco, dopo la pausa universitaria, era un po’ calato e non è piu’ ritornato allo standard precedente.
Lei è da sempre referente e responsabile della Commissione Impianti attrezzature del Comitato Fitet Trentino . Qual è il suo ruolo?
E’ vero, dopo il diploma di perito edile negli anni 80, il Comitato trentino Fitet mi incaricò di verificare le palestre ove si giocava a tennistavolo. La grande presidente del Comitato Trentino di allora, la signora Velia Ugo, mi consegno il “luxometro” fornito dalla Federazione Nazionale: strumento che serviva a misurare la luce nelle palestre. Ho omologato tutte le palestre del Trentino e, previo esame a Roma, sono ora Tecnico omologatore nazionale.
Il mio sforzo maggiore è sempre stato però di proporre ed aiutare il nostro movimento a realizzare una struttura fissa per il tennis tavolo. Con la spinta energica della signora Velia realizzammo la saletta all’interno della Palestra alla Vela che però è troppo piccola e troppo bassa. Ciò non toglie il grande sforzo che si fece a suo tempo e che tale risultato fu per noi molto importante. Con la società ASD Lavis avevamo intrapreso il percorso per realizzare un grande centro sportivo che però ci è sfuggito di mano per poco. Sono assertore convinto che una struttura fissa di grandi dimensioni (pari al Maso della Pieve a Bolzano) porterebbe ad un innalzamento nel numero di iscritti e di atleti di maggior valore agonistico. Forse un giorno, spero non molto lontano, ce la faremo. Con l’aiuto di tutti.
Veniamo ad oggi. Due parole sul Villazzano: come siete organizzati? Qual è la finalità del vostro sodalizio?
La nostra finalità è essenzialmente divertirci e mantenerci in forma fisica non avendo un settore giovanile che purtroppo, per varie motivazioni, non è mai decollato. Gli ultimi ragazzi cresciuti pongisticamente nella nostra società, e che giocano ancora, sono stati Daniele Mesaroli, Gabriele Di Gennaro, Debora Lazzeri (che è stata 19esima a livello nazionale), Nicola Alessandrini. Poi vi erano Roberto Marchiori, ora in Brasile, e Giorgio Parisi ( classificati seconda categoria). Arrivati un po’ dopo, ma pongisticamente molto forti, Antonio Manganelli e Daniele Galvagni. Giovane fortissimo e talentuoso era Maurizio Lorando che però smise presto. Gran merito della crescita di questi nomi va attribuito al maestro Romano Piras, forgiatore di talenti. Si tratta di atleti ancora sulla breccia ma che sono ormai veterani: purtroppo non vi è stato il ricambio generazionale.
E’ incredibile come nel tennistavolo emergano ora con fatica giovani talenti e che ultraquarantenni/cinquantenni siano ancora tra i primi classificati della provincia. Ancora più’ incredibile che un ultrasessantenne come me, alla data odierna, su circa 200 tesserati iscritti alla FITeT Trentino, sia nei primi venti classificati. Ritengo sia un punto a sfavore del nostro bellissimo sport anche se ciò non toglie che mi diverto molto, soprattutto quando riesco a vincere partite già perse sulla carta. E’ prioritario però che una associazione sportiva come la nostra debba avere nel suo dna la promozione giovanile e spero che, in un futuro non lontano, potremo avviare una attività giovanile soddisfacente. Probabilmente sarà nel Centro Sportivo Don Onorio Spada di Villazzano ove ho progettato la ristrutturazione di una nuova palestra per accogliere, oltre a noi, anche i giovani residenti nella circoscrizione di Villazzano.
In questa fase (a parte la pandemia) il principio ispiratore nella conduzione della squadra che dirigo mi viene da una intervista di Silvio Pero di qualche mese fa, del 12 gennaio 2021 su facebook “Tennistavolo , ieri , Oggi e Domani” che vi consiglio di ascoltare. La trovate qui:
https://www.facebook.com/watch/?v=784327588827227
Silvio Pero è stato un grande atleta di livello nazionale, ha partecipato a molti campionati europei e mondiali. Ora dirige una squadra ad Alessandria che in una decina di anni è partita dalla serie D2 ed è arrivata alla B2. Mi piace molto il suo concetto di squadra aggregata, che vive pure il terzo tempo, ovvero il proseguimento oltre la serata di allenamento quale elemento conviviale e di unione. Un’aggregazione sportiva dove il più bravo gioca sempre almeno mezz’ora con uno più scarso.
Una buona società sportiva che non mira ad altissimi livelli è tale se è una società di amici, con il coinvolgimento di tutti. Tra il dire ed il fare però vi è in mezzo il mare e non è semplice trovare un equilibrio di gestione: anche la nostra stessa società ha vissuto difficoltà e incomprensioni interne, che hanno causato qualche smembramento.
Per quanto riguarda l’attuale organizzazione della società, sono estremamente soddisfatto. Il direttivo del settore è composto, oltre che dal sottoscritto, da Felice Leppori, Emanuele Paccher e Federica Demonte i quali, oltre a impegnarsi nell’organizzazione della società, sono anche eccellenti atleti. A mio parere un poker vincente. Tutti lavorano sui compiti attribuiti nel migliore dei modi e con professionalità, sgravandomi di molto lavoro. Rispetto alla gestione precedente, in cui dirigeva con grande merito e competenza Romano Piras che ha dato moltissimo alla USD Villazzano e al movimento del tennistavolo in generale, ora è diverso: a quell’epoca. sostanzialmente decideva una sola persona. Nell’attuale direttivo, invece, non è raro che le mie proposte alle votazioni vadano in minoranza e vengano bocciate. Ma è giusto così perché la democrazia deve essere sempre vincente.
Oltre a essere il responsabile del settore Tennis Tavolo sono anche presidente della Polisportiva USD Villazzano che comprende i settori dell’Atletica, Orienteering, Ginnastica Ritmica, Pallavolo, Softball, il settore FIASP (Federazione Italiana Amatori Sport per Tutti): mi occupa molto tempo in scartoffie, pratiche amministrative e domande di contributo più che in organizzazione di eventi sportivi.
Se non fosse successo quel che è successo in questo disgraziatissimo periodo, che squadre avreste schierato nei vari campionati all’inizio della stagione?
Le nostre due squadre di C1 si sono iscritte al Campionato Nazionale ma tra rinunce di alcune altre squadre e rinvii per pandemia non si può parlare di un vero campionato ma di un girone monco e sfalsato. Nei progetti iniziali avremmo iscritto squadre in C2, D1, D2 e Campionato veterani ma attualmente, accogliendo le proposte arrivate in questi mesi del Presidente Capsoni e del Comitato Trentino, abbiamo iscritto una squadra alla Coppa Italia, una alla C Veterani e una alla C femminile. Questo ha consentito il rientro negli allenamenti a molti nostri atleti fermi da mesi.
Nella sua lunga esperienza pongistica ha qualche aneddoto che le è rimasto in mente, lo vuole raccontare?
Un aneddoto che mi piace raccontare è quando a Radio Dolomiti a fine anni ‘80 il sottoscritto, reduce vincitore del campionato provinciale, venne intervistato da una avvenente e simpatica giornalista. Prima parlò un dirigente della Virtus che mi presentò come uno dei più forti pongisti della provincia. La bella giornalista mi guardò con un sorriso disarmante e mi chiese in primis se il mio sport era giocare con il pongo …
Lei conosce il tennistavolo trentino da decenni. Secondo lei, perchè rimaniamo indietro dal punto di vista dei numeri e dei risultati rispetto ad altre regioni, anche simili alla nostra?
Il paragone con l’Alto Adige (realtà che meglio conosco) è lampante. Analizzando le classifiche delle due province nei primi venti atleti, la media delle posizioni, suddivise tra maschi e femmine, è:
-CLASSIFICATI maschi
ALTO ADIGE: posizione media nel ranking nazionale 523,65
TRENTINO : posizione media nel ranking nazionale 773,05
-CLASSIFICATE Femmine
ALTO ADIGE: posizione media nel ranking nazionale 381,05
TRENTINO : posizione media nel ranking nazionale 468,80
Come si vede, in Alto Adige, soprattutto nel settore maschile, il divario è notevole e primeggia la qualità agonistica degli atleti. Questo perché? Influenza tedesca? Migliori tecnici? Piu’ dedizione? Sicuramente un grande centro sportivo fisso con 16 tavoli fissi a Maso della Pieve contribuisce. Analizzando anche l’età di questi atleti si riscontra che l’età media dei maschi in Alto Adige è 30 anni e per il Trentino è 40 anni. Per le femmine il divario di età non è così netto, 23 per l’Alto Adige e 21 per il Trentino ma comunque rimane evidente il divario tecnico tra le due province.
Comunque sia, l’età anagrafica nel Trentino è molto elevata e se è una cosa positiva proporre una attività per divertimento e per favorire la coesione sociale, non funziona così se si vuole crescere agonisticamente e incentivare i giovani allo sport: di conseguenza, rimaniamo indietro nei numeri e nei risultati.
Fortunatamente questo non accade negli altri settori della polisportiva che presiedo, che vantano un buon numero di giovani iscritti.
Parliamo proprio della polisportiva, di cui lei è anche presidente. A suo parere per una società di tennistavolo è un vantaggio o uno svantaggio fare parte di una polisportiva?
È indubbio il vantaggio di fare parte di una polisportiva. Al pari delle banche che hanno effettuato fusioni per ottimizzare costi e profitti, anche una polisportiva con più di 350 atleti (a parte questo periodo di pandemia in cui vi è stata una defezione di quasi 200 atleti) può ottimizzare le risorse dei contributi privati e pubblici con le spese comuni a tutti i settori (commercialista, assicurazioni, attività di segreteria, spese mediche, di riabilitazione, ecc). Nella richiesta di contributi pubblici la polisportività è sempre premiata.
Essere polisportiva ha consentito anche di essere premiati da parte del CONI con l’onorificenza della “Stella al merito sportivo”, che ha riconosciuto alla Polisportiva USD Villazzano l’opera verso i giovani e il territorio acquisendo “benemerenza” a favore della causa sportiva. È stato un riconoscimento importante e prestigioso che ha premiato il lavoro di quanti all’interno della Polisportiva avevano lavorato con il massimo impegno personale ad per il bene comune.
Grazie per la disponibilità, per aver rivissuto un pezzo di storia del tennistavolo trentino in cui abbiamo sentito il profumo dei meravigliosi anni Ottanta, per l’approccio propositivo in vista del futuro… speriamo di rivederci presto con le racchette in mano