Come valuti questo primo anno da consigliere del comitato provinciale FITeT?
Vorrei fare una premessa: prima di iniziare il mandato nel comitato provinciale non avevo preso in considerazione l’ipotesi di rivestire questo ruolo. Pensavo - e penso - che ci potessero essere persone più adatte di me per ricoprirlo, ma in un momento abbastanza critico sono stato molto contento di essere stato preso in considerazione. Tornando alla domanda, io e Paolo siamo stati inseriti in un contesto dove tre membri erano già presenti nel precedente comitato: si sta quindi continuando un lavoro già avviato e con risultati ben visibili. Ora stiamo provando a mettere nuova benzina nel motore, cerchiamo di rinnovarci e puntiamo a trovare delle soluzioni che possano “espandere” il nostro bellissimo sport sotto tutti i punti di vista, sia nell’aspetto tecnico, sia in quello numerico. Le idee ci sono, le energie cerchiamo di pescarle da tutti quanti … infatti qualsiasi collaborazione è sempre ben accetta!
Siamo quindi in una fase di lavori in corso, il tempo ci dirà se abbiamo avuto fortuna, la cosa più importante è trovare la massima collaborazione tra di noi e, cosa non meno importante, con le società.
Al netto delle difficoltà imposte dall’emergenza sanitaria, gli obiettivi minimi che vi eravate proposti sono stati raggiunti?
Più che di obiettivi parlerei di progettualità. Ci eravamo proposti di utilizzare l’anno scorso per mettere le basi per il lavoro da fare durante questo mandato e lo abbiamo fatto. Sicuramente la novità di quest’anno, espressa principalmente nella nuova formula dei tornei giovanili, è frutto di un’idea nata per cercare di migliorare il tasso tecnico dei nostri giovani. Siamo consapevoli che non bastino tre stage all’anno per avere dei miglioramenti ma pensiamo che sia utile accentrare l’attività, fare in modo che i giovani di società diverse possano allenarsi tra di loro più spesso e anche i tecnici debbano potersi confrontare di più, in modo da ampliare il più possibile le conoscenze di ognuno.
Dal mio punto di vista dovremmo creare una sorta di super società Trentino, dove ogni tecnico possa mettere le proprie competenze per arrivare a mandare i ragazzi alle competizioni nazionali più pronti per quei palcoscenici. Non parlo solo di tecnica ma anche di preparazione fisica e mentale, per cui lo stare in una palestra per tutto il giorno e il tennistavolo lo si respira al posto dell’ossigeno, non diventi una novità ma una situazione a cui si è abituati.
Non penso che questa cosa si possa fare in un solo mandato ma mi auguro che il progetto continuerà anche se gli attori saranno diversi :-)
A tuo parere come sta il tennistavolo trentino? Quali sono i mali curabili, o meglio quali problemi vedi risolvibili con le energie e le risorse a disposizione?
È difficile generalizzare, ci sono situazioni diverse. Ci sono società che stanno bene, hanno buoni numeri ed anche buoni risultati, altre dove ci sono i numeri ma non i risultati o viceversa, altre invece che se prima erano già in difficoltà, ora lo sono ancora di più.
Viviamo ancora in un mondo dove se vai a scuola ed al tuo compagno dici che fai tennistavolo ti risponde prima: “Cosa?” - “Ping pong” - “Ahhhh, ma dai, ero fortissimo io in campeggio!”
Quindi prima di avvicinare i giovani dobbiamo farne di strada, bisognerebbe renderlo più “figo”. Ma come? Ce lo domandiamo tutti e non abbiamo ancora trovato la soluzione. E non solo a livello Trentino, perché onestamente penso che se su DAZN si fanno le dirette dei campionati mondiali di Freccette, ci potrebbe essere spazio anche per il campionato di serie A di Tennistavolo, o per il torneo Assoluto!
Ci vogliono sicuramente più giovani, che poi portano gli adulti come pubblico, i quali spesso diventano giocatori e componenti importanti delle società, ma allo stesso tempo ci vogliono gli spazi, altrimenti dove le metti queste persone?
Al momento ci sono più domande che risposte, facciamo tutti dei grossi sacrifici per tenere a galla il nostro sport, penso che ci voglia una grossa mano sia dalla federazione nazionale, sia dal CONI, ma non è facile. Bisogna saper coinvolgere e collaborare il più possibile, cerchiamo di andare in quella direzione.
Ormai è qualche anno che sei tecnico. Nella tua società di appartenenza, e nelle altre, sono decine i giovani che hai visto iniziare con i primi rudimenti, in qualche caso smettere, in altri insistere, superare i vari scogli e via via crescere. A tuo parere, esiste il talento? In un buon giocatore quanto è talento, predisposizione, e quanto impegno e applicazione?
Il talento esiste eccome! L’ho sempre invidiato agli altri :-)
Scherzi a parte, ognuno ha la sua forma di talento: c’è chi riesce sempre a mettere la palla in campo, c’è chi non molla MAI davvero fino all’ultimo punto, c’è chi in pochi punti ti studia e riesce a girare la partita in un attimo! Questi sono solo piccoli esempi, i più banali, ma ce ne potremmo mettere molti altri.
Per come la vedo io, un buon giocatore deve riuscire in prima battuta ad essere più completo possibile, avere pochissimi punti deboli (difficilmente individuabili) e ovviamente molti punti forti.
Per fare questo ci vuole allenamento, costanza e tanta, tantissima testa, oltre che un bravo allenatore.
Il talento devi metterlo a disposizione dell’allenamento, fare in modo che le tue qualità ti rendano la vita più facile, ma se fai affidamento solo su quello poi ti perdi. Perché alla lunga non basta, appena un giocatore abituato a vincere inizia a perdere troppe partite, perché gli altri si sono allenati e lo hanno raggiunto, si stufa e smette, perché perdere non piace a nessuno :-)
Lascio un aneddoto che mi raccontò Giulia Cavalli al primo corso tecnici che feci a Cortemaggiore.
Conoscete tutti Bobocica, che da anni è sempre tra i primi 5 della classifica assoluta italiana, spesso n. 1 del ranking (tra l’altro mio coetaneo … ecco dov’è andato il talento nell’86 :-). Durante i campionati italiani, “i forti” si ritrovavano spesso per i ritiri con le nazionali giovanili e durante l’adolescenza sgattaiolavano fuori dalle stanze la sera (a fare cosa non si dice …); ma lui alle 21.00 andava a dormire, perché il giorno dopo voleva vincere il torneo, sempre! Ecco, il campione fa questo, per essere tale ci vogliono sacrifici. Non che nessun’altro faccia sacrifici, ma lui ha anche un gran talento!
Negli anni è cambiato il tuo modo di allenare? Quali aspetti curi di più rispetto ad un tempo?
Sicuramente! Quando mi sono avvicinato alla modalità allenatore, ormai 10 anni fa, avevo una visione molto più stretta di quello che è un allenamento. È evidente che i due corsi fatti, il vedere una miriade di giocatori, partite e situazioni mi abbia cambiato molto.
Per come la penso io non ci sono aspetti standard da curare, si va in base a quello che ti ritrovi in palestra. Se devo scegliere un aspetto piuttosto comune, direi la fase atletica. Arrivano sempre più spesso giovani piuttosto “bloccati” fisicamente, quindi all’inizio occorre fare un gran lavoro da quel punto di vista. Una volta che un atleta sa conoscere il suo corpo e come utilizzarlo, diventa molto più facile insegnargli la tecnica.
Questo se parliamo di giovani, ma se si parla di adulti la prima cosa da capire è come mettere la palla in campo in più situazioni possibili. Poi ognuno ci mette del suo!
Promozione del tennistavolo: A tuo parere, come va promosso il nostro sport in un contesto come quello trentino
Mi prendi su un argomento delicato e molto complesso. Come ho accennato precedentemente sappiamo che abbiamo un problema, ma la soluzione è ancora da trovare. Secondo me è necessario far conoscere com’è davvero il nostro sport a più persone possibili.
Mi spiego: tutti sanno cos’è il ping pong, ma davvero pochi conoscono il tennistavolo, cioè quello sport che ti fa finire l’allenamento che strizzi la maglietta, che ti fanno male le gambe e gli addominali!
Perché se si facesse promozione di cos’è un allenamento serio, fatto bene, ci sarebbe molta più attenzione a questo sport, ne sono convinto!
Nel concreto credo che se ci fossero strutture predisposte, con tavoli già montati e tecnici presenti che fanno quello di lavoro, si potrebbero aumentare i numeri e far cambiare la considerazione iniziale del tennistavolo, ma come realizzarlo resta un rebus.
Come ogni consigliere fai parte di una società, che da parecchi anni nel tuo caso è il GS Bolghera. Qual è la tua valutazione sull’andamento agonistico della tua società a metà della stagione?
Come per ogni annata, ci sono gli aspetti positivi e quelli negativi. Il più positivo è che abbiamo avuto sicuramente una bellissima risposta dai nostri giovani di lungo corso. Sono stati inseriti in un contesto di squadra e tutti quanti hanno risposto molto bene! Chiaramente questa è una bella soddisfazione dopo anni di lavoro. Ne consegue che a livello di campionato al momento siamo soddisfatti: in un anno in cui gli obiettivi più che al risultato guardano alla crescita, ci stiamo prendendo delle belle soddisfazioni!
Poi di positivo c’è anche che abbiamo di nuovo numerose presenze di under 10, un bel gruppetto che sembra si diverta e speriamo di poter aprire un nuovo ciclo di giovani. Poi, per la serie che i panni sporchi si lavano in casa, direi che mi fermo qua :-) chiaramente abbiamo aspetti da migliorare, come ad esempio trovare una struttura più consona ai nostri numeri, questo non è un segreto per nessuno!
Però c’è da dire che ci sono persone che si sono messe a disposizione per la società e che si stanno dando da fare per portare avanti l’annata complicata, ma anche per impostare le prossime con un po’ di programmazione!
Anche a livello Bolghera, la collaborazione secondo me, è l’unico strumento per poter portare avanti la società. Non è facile ma non si molla!
Grazie Gabriele. Buona continuazione di stagione!