Tra le novità significative della stagione scorsa nel mondo del tennistavolo trentino è da registrare l’esordio di sei nuovi AGA, ossia aspiranti giudici arbitri, che vanno così a dare manforte al giudice arbitro di lungo corso Luciano Cont. Sono Davide Bernardini, Tiziana Dallago, Mara Dalvai, Pierluigi Roberti, Guido Sicher, Stefano Zaffoni.
Abbiamo rivolto loro alcune domande.
Quale motivo ti ha spinto a dare la disponibilità per questa nuova esperienza nel mondo del tennistavolo?
Davide Bernardini: Direi la curiosità. Da diversi anni aiuto la mia società sportiva, il G.S. Bolghera, ad arbitrare le giornate di campionato; ho quindi voluto capire meglio come funzionasse la cosa lato tornei, ai cui partecipavo in un lontano passato come atleta.
Guido Sicher: ho rilevato la necessità di ampliamento dell’organico degli Ufficiali di Gara, visto che il quadro risultava alquanto ridotto; inoltre, mi piace l’idea di garantire lo svolgimento di tutte le manifestazioni agonistiche di carattere regionale e extraregionale.
Stefano Zaffoni: Sono tanti anni che gioco e volevo dare anche il mio contributo per far si che il gioco continui.
Mara Dalvai: Sono stata spinta dalla curiosità soprattutto di conoscere meglio le regole del tennistavolo e dalla voglia di fare una esperienza nuova, con l’idea di essere d’aiuto anche alla mia società sportiva.
Tiziana Dallago: Sinceramente fino a qualche mese fa non avevo mai pensato di iniziare questa nuova esperienza. Ero a conoscenza del fatto che da tempo c’è il problema di reperire giudici arbitri sia a livello nazionale che locale. Quindi, dietro sollecitazione di alcuni dirigenti del Comitato Trentino e spinta anche dalla curiosità di approfondire le regole di questo bellissimo sport e dalla volontà di poter dare il mio contributo nell’organizzare le varie competizioni, ho accettato. Sono stata per anni dirigente in una associazione sportiva e sono perfettamente consapevole delle difficoltà che si incontrano quando, pur essendoci grandi idee e buona volontà nell’organizzare eventi/competizioni, poi mancano le persone disposte a mettersi in gioco e a dare la propria disponibilità per aiutare.
Pierluigi Roberti: Arbitrare non è una passione propriamente comune e non risulta facilmente spiegabile. Il vero motivo che forse mi ha spinto a mettermi in gioco oltre che come pongista anche come arbitro potrebbe essere proprio quel “sapore di palestra” che aspetti tutta la settimana, quella voglia inspiegabile di sentirsi comunque parte di un mondo ricco di passioni anche quando non partecipi come giocatore attivo.
È pur vero che in palestra ci si ritrova poi da soli nel ricoprire un ruolo da tutti ritenuto necessario, ma che raramente incontra approvazione e sostegno emotivo: si tratta di una vera e propria scuola di vita, dove è possibile condividere con i giocatori sia esperti che meno esperti dei momenti di crescita cercando di far capire loro come comportarsi e come giocare al meglio.
Assumere decisioni con la dovuta convinzione in una frazione di secondo e doverle in molti casi “difendere” di fronte a critiche, costituisce un momento di crescita interiore e alla nostra capacità di saperci rendere maggiormente credibili e autorevoli. Forse perché ogni volta che arbitriamo affiniamo sempre più le nostre capacità di relazione, con l’evidente conseguenza di fare concreti progressi nel saperci rapportare alle persone che ci circondano. Rispetto per gli altri, modi educati e fermezza sono valori che dobbiamo coltivare continuamente per poter esercitare con equilibrio il nostro ruolo.
Come si diventa AGA?
Tutti: ci si deve iscrivere ad un CORSO DI FORMAZIONE AGA che si svolge in ambito regionale, tenuto da un GIUDICE ARBITRO esperto. Si tratta di un paio di incontri della durata complessiva di 8 ore circa, con test finale di verifica sulla conoscenza delle regole e dei regolamenti che disciplinano la pratica agonistica del tennistavolo. Superato il corso si inizia l’attività di AGA con la direzione di tornei agonistici in affiancamento a un GIUDICE ARBITRO ESPERTO.
Davide Bernardini: Poi, adattando un noto detto, l’esperienza vien arbitrando. Aggiungerei anche che un pizzico di buona volontà è un altro requisito necessario.
Tiziana Dallago: Ci hanno messo a disposizione regolamenti e altra documentazione cui attingere per studiare ed approfondire tutti i vari aspetti del gioco. Dopo di che c’è stato il lavoro sul campo. Ci è stato chiesto di dare la nostra disponibilità nelle varie manifestazioni e qui abbiamo iniziato veramente a capire cosa vuol dire essere AGA: affrontare tutti gli aspetti che concerne il nostro lavoro che non riguarda solo l’arbitraggio al tavolo ma anche una parte burocratica, la realizzazione e il completamente dei tabelloni, ecc…
Pierluigi Roberti: Riguardo ai due incontri, uno è teorico sui regolamenti mentre l’altro è pratico, in palestra, nel quale oltre a vedere l’applicazione pratica dei regolamenti e del comportamento che un arbitro deve tenere in campo, c’è la possibilità di discutere in concreto su “casi limite” non esplicitati direttamente nel regolamento federale.
Qual è l’aspetto che finora più ti ha sorpreso rispetto alle tue aspettative?
Davide Bernardini: Direi la buona volontà delle persone coinvolte, insieme all’inestinguibile entusiasmo del presidente FITeT Trentino Davide Capsoni, che ci ha coinvolti inizialmente nel progetto AGA, nel promuovere e migliorare il movimento del tennistavolo regionale.
Guido Sicher: L’aspetto che più mi ha sorpreso è la grande vitalità della disciplina del tennistavolo in particolare nel settore giovanile, e questo fa ben sperare per il futuro. Notevole è inoltre l’entusiasmo e la disponibilità dei dirigenti della FITeT del Trentino: si adoperano per il successo e la visibilità di tutte le iniziative promosse nel territorio della Provincia. Concludo con l’augurio di una proficua stagione agonistica a tutte le Società Sportive, ringraziandole inoltre per il grande lavoro svolto, in particolare nel settore giovanile.
Stefano Zaffoni: L’aspetto che più mi ha colpito è che pensavo si essere informato su tutte le regole del tennistavolo ma non era vero.
Mara Dalvai: Mi ha sorpreso soprattutto la responsabilità e la capacità di prendere decisioni rapidamente a seconda delle svariate situazioni in cui ci si può trovare a seconda del ruolo assegnato. Mi ha colpito positivamente l’impegno e il tempo che tante persone dedicano per dare la possibilità agli atleti di giocare.
Tiziana Dallago: L’aspetto più difficile è sicuramente l’arbitraggio al tavolo. La velocità del gioco richiede grande attenzione, massima concentrazione e non da meno … una buona vista! L’aspetto più delicato invece è la gestione di alcuni comportamenti scorretti da parte dei giocatori: le regole sono complesse e spesso il livello di competitività tra i gli avversari è alto e può portare ad atteggiamenti inappropriati che un AGA è chiamato a tenere sotto controllo.
Pierluigi Roberti: Sicuramente l’aspetto associativo. L’arbitro è da solo in palestra, questo è vero, ma può contare in tutti gli altri momenti su colleghi, amici, spinti dalla stessa passione e dagli stessi ideali, con cui condividere esperienze e opinioni, divertirsi, confrontarsi e crescere.