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  • 13 febbraio 2013
  • Interviste
  • Andrea Galler
Daniele Galvagni
Galvagni Daniele

Di solito questa rubrica va a scovare i protagonisti in positivo. Ma il disastro Villazzano dell’ultimo turno merita un approfondimento, e Daniele Galvagni c’era.


1. Ormai quelli del Passeier quando vi vedono fanno festa. Una volta può essere un caso, ma dopo la replica bisogna concludere che vi sono superiori. O no?
Anch’io prima di sabato credevo che la sconfitta dell’andata fosse solo un episodio, ma ora mi devo ricredere. A noi è forse mancata la voglia di vincere come squadra, quella determinazione che invece loro hanno dimostrato in entrambe le gare. Poi abbiamo accusato la paura di perdere, la responsabilità di dover fare risultato ad ogni costo. Come già altre volte quest’anno, ho avuto fin da subito la sensazione che se io non fossi riuscito a fare 3-su-3 avremmo perso. E’ andata proprio così.


2. I problemi che tutti e tre avete avuto anche con il ragazzino (che nella stagione ha vinto un solo singolare) sono indice di una giornata nerissima. Proprio non c’è stato nessuno spiraglio?
Non siamo stati troppo fortunati, con due partite perse ai vantaggi del quinto set. Loro avevano anche sbagliato formazione, secondo me, perché avendo schierato Pichler da n.2 si erano messi nella condizione di perdere 5-3, con conseguente bilancio del doppio confronto favorevole a noi. I primi segnali negativi sono arrivati quando Erik si è trovato un set pari e 6-10 nel terzo contro Pichler: lì si è salvato, ma abbiamo capito che sarebbe stato un pomeriggio di sofferenza. Segnali anche più foschi sono arrivati dal mio match contro Holzer. Ero in fiducia per il 3-0 con Reiterer in avvio, e abbastanza tranquillo per via del facile 3-0 ottenuto all’andata, quando avevo ricavato dal servizio tanti punti diretti e comunque sempre il controllo del gioco. Invece lui mi è parso trasformato: ha risposto sempre incisivo, mi ha impedito di impostare i miei schemi, insomma ne è venuta fuori una partita punto a punto. Gli ultimi due hanno detto bene a lui. Il resto è stato un tentativo di inseguire da parte nostra, ma occorreva che uno dei miei compagni facesse punto o su Reiterer o su Holzer. L’unica possibilità l’ha avuta Bernard con Reiterer. Fosse stato meno nervoso e più costante avrebbe anche potuto acchiapparla, invece si riduce a giocarsi ogni set sul filo di lana e in questo modo rischia di più. Nessun matchpoint per lui, al terzo utile ha invece chiuso Reiterer. A dirla tutta c’è stato anche il coraggioso tentativo di rimonta da parte di Botteon con lo stesso Reiterer, sul 4 pari. Indietro di due set, il Botte ha vinto il terzo ed era ancora in linea nel quarto (6 pari) prima che l’altro gli prendesse un nastro assassino, di quelli che poi uno ci mette altre tre punti a farsi passare il nervoso. Sipario.
In quanto a Pichler: io l’ho preso sotto gamba, Erik non era in giornata e Botteon se l’è proprio sudata. Lui comunque è cresciuto, la categoria gli sta ancora larga ma può solo migliorare.


3. A proposito di Bernard e di progressi, ho l’impressione che negli ultimi mesi non abbia compiuto quelli che da lui ci si aspettava.
Lo penso anch’io. Lo vedo discontinuo, probabilmente ha anche perso un po’ di smalto rispetto all’anno scorso. Credo (e spero) che sia soprattutto un problema mentale. Il nostro è uno sport che non perdona, se non hai le giuste motivazioni e la necessaria tranquillità non vai da nessuna parte. D’altronde, guardate me: in certi momenti posso battere chiunque, in altri riesco a perdere con l’ultimo dei quinta categoria. All’età di Erik, comunque, qualche intoppo nella maturazione è normale.


4. Quanta salvezza vi giocate con il Bressanone?

Ah, dobbiamo solo vincere. Il vantaggio conquistato all’andata (5-1) non conta più nulla. Se perdiamo, siamo in guai seri. Speriamo di avere la Debora, e che Erik ripeta i numeri dell’andata (fu il suo miglior match). Io darò tutto. Sto giocando bene, sono soddisfatto del mio rendimento finora e non mi spaventano le responsabilità da n.1. Di sicuro c’è che dopo le prime due partite tutto avrei pensato tranne che di trovarmi in questa situazione di classifica.


5. Mentre voi pasticciavate sui vostri tavoli, lì a fianco Manganelli e soci dicevano bye bye alla B2. Che idea ti sei fatto della loro stagione?
Mah, il girone era senz’altro duro ma non impossibile, i margini per salvarsi secondo me c’erano. Poi però il Mesa è diventato papà e dunque con la testa era altrove, Di Gennaro è stato molto preso dal lavoro, Manganelli ha avuto parecchi alti e bassi. Forse è mancato anche quell’affiatamento di squadra che in altre stagioni era il loro punto di forza, e che aveva permesso loro di prendersi grandi soddisfazioni anche contro avversari più forti.

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