Sempre presente a far girare una giostra di ragazzi di tutte le età, Francesco Montermini è la figura di riferimento del Gs Bolghera (ma non solo) da più di vent’anni. In questa stagione, fra un impegno e l’altro, gioca in C2 coi compagni d’avventura Davide Capsoni e Gabriele Agostini.
- Il primo mese e mezzo di competizioni è trascorso, si sono giocate le prime due di campionato, la prova giovanile inaugurale così come quella di IV-V categoria. Rispetto all'anno scorso, le giornate di campionato cadono spesso in periodi in cui si raggruppano due o tre turni, il che implica tempi di sosta anche di tre settimane (come quello che ha separato le prime due giornate dal drappello di metà novembre), mentre nella stagione passata la serie D2 (a 10 squadre) rimaneva all'opera spesso anche quando le altre divisioni erano in pausa, dando così a molti la possibilità di giocare con più continuità. In un movimento come il nostro, non sarebbe più incoraggiante cercare di rimanere più attivi, soprattutto con le serie privinciali, evitando così che i 3/4 dei tesserati rimangano in letargo diverse settimane? Ci sono, è vero, i tornei nazionali, o gli stage per i più piccoli, ma è soprattutto il campionato, specie nelle serie in cui sono più presenti i giovani, che aiuta a coinvolgere chi gioca, e viene da chiedersi se, ora che si metterà in moto anche la D3, si sarà riusciti davvero ad incoraggiare le società a mettersi in gioco col maggior numero possibile dei loro elementi.
> Ti do ragione ma al tempo stesso credo non si possa fare altrimenti. Bisogna coniugare l'attività regionale con quella nazionale e purtroppo chi comanda è quest'ultima. Il calendario regionale viene redatto successivamente a quello nazionale e quindi di riflesso deve prendere per "vero" quanto deciso. Va detto, comunque, che io mi sono sempre espresso ribadendo che la realtà in cui facciamo attività è differente da quella di Roma e non dobbiamo mai dimenticarcelo. Non possiamo sempre prendere per "verità" assoluta regolamenti, metodi e decisioni di un'attività nazionale che in molti punti non ha nulla a che spartire dal nostro mondo. Siamo diversi: siamo poche società (troppo poche), molto volontariato, molta passione e forse poca "professione"
- Rimanendo ora da voi, come G.S.Bolghera, si saranno tutti accorti che siete fra le squadre più presenti, in termini di partecipanti, ai tornei giovanili e non solo. Domenica 19 ottobre ad esempio, Bolghera, Cles e S.Rocco hanno coperto, solo coi loro ragazzi, 21 posti su 30 totali. Cosa potrebbero fare le altre società per incoraggiare i loro tesserati (e non solo) a frequentare gli eventi in programma?
> Mi ricollego alla mia ultima frase. So cosa vuol dire fare sacrifici per questi ragazzi. So quanti sacrifici fanno i giovani che mi danno una mano nel portare avanti una società. Nel tennistavolo trentino c'è tanta gente che fa tutto questo senza ritorno, senza guadagni economici (anzi molti ci rimettono pure). E' difficile quindi ritagliarsi spazio per seguire i ragazzi. Penso che i giovani non siano da ricercare nelle società che ci sono, ma in quelle che dovrebbero nascere. Ci sono troppe poche società, troppo poco movimento nel complessivo territorio trentino. Questo secondo il mio punto di vista è il problema.
- Ci sono risvolti in questo senso?
> In linea di principio credo che questo Comitato stia provando a fare qualcosa di importante. E' un Comitato giovane e ci mette impegno. Spesso lo critico perché certe scelte non le condivido ma al tempo stesso, qualcuno che per molti anni è stato l'anima del tennistavolo trentino, mi ha insegnato che soltanto chi non fa nulla non sbaglia mai e non sarà mai criticato. Ecco, se proprio devo fare un appunto: penso che questa persona ci abbia insegnato che se vogliamo fare del bene nel Nostro tennistavolo, dobbiamo scrollarci la casacca delle singole società e cercare di non guardare sempre al "bene" del nostro orticello.
A Francesco e a tutte le racchette del GS Bolghera, ad maiora!